Parma, 10 maggio 2022 - Il recente provvedimento che riguarda la scuola è inaccettabile nel metodo e nel merito, il governo ha licenziato nuove norme relative ai docenti inserendole nel minestrone di un decreto legge relativo al Pnrr e arriveranno blindate alle Camere.
Un giudizio senza appello quello espresso dalla Gilda degli Insegnanti, sul decreto legge 36, pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale, riguardante la riforma del reclutamento e la formazione dei docenti italiani già di ruolo. Non c’è stata alcuna discussione, alcun confronto con le rappresentanze di categoria mettendo quasi di fronte al fatto compiuto anche il Parlamento. Questo metodo deve indurre tutti i cittadini, e anche il Presidente della Repubblica, a una riflessione, perché non è concepibile che si calpestino così le procedure democratiche che regolano la vita politica nel nostro Paese. C’è da ridere amaramente sul titolo dell’articolo 46 “Perfezionamento della semplificazione della procedura di reclutamento degli insegnanti, in questo caso la parola ‘semplificazione’ è usata a sproposito, visto che sarebbe stato difficile immaginare un percorso a ostacoli più complicato: oltre alla laurea magistrale della durata di 5 anni, per ottenere l’abilitazione il legislatore prevede l’acquisizione di 60 Cfu, che impegnano un altro anno, a cui si aggiunge un anno di prova rafforzato. Per un totale, se tutto fila liscio, di 7 anni. Giusto in tempo per la crisi del settimo anno. Sulla “formazione” in itinere dei docenti l’unica cosa certa è la spesa per retribuire lautamente il presidente e i dirigenti del nuovo ente pubblico, appositamente creato, denominato "Scuola di Alta formazione dell’istruzione e sistema di formazione continua incentivata", mentre ancora una volta si tenta di scaricare sugli insegnanti ulteriori aggravi di lavoro senza che sia corrisposta alcuna retribuzione. Gli insegnanti italiani sono i peggio pagati d’Europa nonostante la nostra scuola offra un numero di ore di lezione maggiore di quasi tutti gli altri paesi. Rispetto a tutto ciò la Gilda degli Insegnanti si augura che si raggiunga la massima unità sindacale per portare la categoria alla mobilitazione generale che dovrà interessare anche la provincia di Parma.
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